Feudi di San Gregorio, difesa e valorizzazione dei vitigni autoctoni

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Feudi di San Gregorio, difesa e valorizzazione dei vitigni autoctoni

24 Agosto 2022

Fin dalla sua creazione nel 1986, Feudi di San Gregorio valorizza i vitigni autoctoni della tradizione campana come il Greco, il Fiano e l’Aglianico, applicando ricerca e studio a un territorio, l’Irpinia, vocato da sempre alla coltivazione di viti di altissima qualità`.


La cantina di Sorbo Serpico dispone di un patrimonio viticolo unico per ricchezza e complessità.

I circa 300 ettari dell’azienda sono divisi in oltre 800 piccoli vigneti che vanno scovati tra i boschi, gli ulivi secolari e le erbe aromatiche e sono situati su pendii compresi fra i 350 e i 700 metri s.l.m. Ogni appezzamento ha caratteristiche proprie per suoli, clima, esposizioni, forma di allevamento, età delle piante. L’azienda li cura individualmente in vigna, preoccupandosi di conservare gli equilibri e la qualità delle uve; in cantina, si procede attraverso vinificazioni separate.

Grazie ai suoli, che presentano in ampie zone evidenti matrici vulcaniche e sabbiose, le viti sono state preservate dall’epidemia di fillossera del 1910, consentendo all’Irpinia di diventare una delle culle della nuova viticoltura europea. Valorizzare i grandi vitigni autoctoni campani come il Fiano, il Greco e l’Aglianico, in Irpinia, e la Falanghina, nel Sannio, vuol dire prima di tutto esprimere questa multiforme complessità`in vini il cui timbro comune (caratterizzato da freschezza, mineralità` e intensità) rappresenta le caratteristiche organolettiche di ciascuna varietà. Oggi i nuovi impianti si affiancano ai vigneti più antichi in un incastro virtuoso dove viene sempre valorizzata la personalità del territorio.

-- L'Irpinia e la distribuzione delle principali denominazioni --

IL GRECO DI TUFO

Feudi è il champion del Greco di Tufo, il vino bianco più importante dell’Irpinia e uno dei più importanti in Italia. Vitigno di origine greca, viene considerato una delle varietà autoctone più pregiati della viticoltura campana con testimonianze della sua coltivazione sulle pendici del Vesuvio già un secolo prima di Cristo. Delle varietà irpine, è la sola che non ha trovato casa in altre aree a causa della sua espressione fortemente legata all’areale viticolo di Tufo. Dalle uve di Greco, vendemmiate nel mese di ottobre, nasce un vino di grande personalità e longevità. I terreni gessosi di Tufo conferiscono al vino, nonostante i cambiamenti climatici, spiccata mineralità, freschezza e persistenza, tali da consentire al Greco di confrontarsi con i grandi vini bianchi del mondo. Il Gruppo Feudi di San Gregorio è il maggiore produttore italiano di Greco di Tufo, valorizza questo vitigno da oltre 30 anni e ne propone diverse interpretazioni (Goleto, il Greco di Tufo Riserva che prende il nome dall’omonima abbazia del XII secolo, Cutizzi, ovvero uno dei vigneti più espressivi del Greco, e perfino il DUBL+, versione Metodo Classico di questo versatile vitigno).

Il Greco, fortemente legato al piccolo areale viticolo di Tufo, e` al centro del percorso sostenibilita` di Feudi di San Gregorio - da giugno 2022 B Corp -, con protocolli volti a salvaguardare la bellezza del paesaggio ed evitare l’abbandono delle terre da parte dei viticoltori che da generazioni le coltivano. Un patrimonio inestimabile da preservare.

-- Cutizzi, Greco di Tufo Docg --

L'AGLIANICO

L’aglianico è la più importante varietà a bacca rossa del sud Italia. Sembrerebbe essere stato introdotto dai Greci intorno al VI-VII secolo avanti Cristo durante la loro colonizzazione sulle coste del mare Tirreno, da qui il nome di Ellenico, poi diventato Aglianico. Il Gruppo Tenute Capaldo - Feudi di San Gregorio lo vinifica in tutte le sue espressioni e sfumature, preservandolo e valorizzandolo attraverso progetti di ricerca e zonazione come il progetto FeudiStudi, i cru di Basilisco e il progetto Patriarchi all'interno del vigneto prefillosserico ultracentenario a Taurasi, che ha permesso di ricostruirne la storia e preservarne esemplari antichissimi. Le viti più interessanti sono state infatti codificate e riprodotte, e vivono nei nuovi impianti. Le cantine del gruppo propongono prodotti a base Aglianico in tutte le loro espressioni: Feudi con il Taurasi e il Piano di Montevergine (Taurasi Riserva) e il Serpico, da viti centenarie; Basilisco nel Vulture (Aglianico del Vulture superiore); DUBL (che ormai da 15 anni sperimenta un Metodo Classico rosè da Uve Aglianico); e l’ultimo a uscire quest’anno, il Gulielmus, il vino single-estate delle Tenute Capaldo, che prende il nome della famiglia alla guida di Feudi.


IL FIANO DI AVELLINO

Antico vitigno coltivato in Campania nella provincia di Avellino in una zona anticamente chiamata Apia, da cui deriva il nome con cui i latini chiamavano il Fiano, ovvero Vitis Apiana. La denominazione Fiano di Avellino è la più` ampia delle tre DOCG irpine per estensione geografica, eppure la più` piccola per superficie vitata. Si tratta di un territorio prevalentemente collinare, racchiuso tra due catene appenniniche (i Monti del Partenio e di Avella ad ovest, i Monti Picentini a sud-est), attraversato dai corsi dei fiumi Sabato e Calore. Una configurazione ambientale a dir poco frammentata, che determina un’elevata variabilità di condizioni anche all’interno dello stesso settore: la forte parcellizzazione viticola, perfino più esasperata rispetto a quanto registriamo nelle zone di produzione del Taurasi e del Greco di Tufo, ne è una diretta conseguenza. I siti intensamente vitati si contano sulle dita di una mano, mentre prevalgono blocchi parcellari piuttosto sparpagliati che si distribuiscono sia su pianori e pendii morbidi, sia su crinali scoscesi e autentici costoni pedemontani. Una rosa estremamente cangiante, variopinta, multiforme, grazie anche e soprattutto alla capacità del vitigno fiano di leggere e restituire i diversi accenti espressivi che si manifestano nelle varie contrade in base al mutare di altitudini, terreni ed esposizioni. Per portare qualche esempio, dal vitigno Fiano Feudi di San Gregorio vinifica il Campanaro (una Riserva che viene affinata in tonneau per circa 6 mesi); il Pietracalda (4-5 mesi di acciaio e batonnages); e il Fiano di Avellino, espressione classica di questo vitigno che affina solo in acciaio.

FALANGHINA E CODA DI VOLPE, LE UVE DEL LACRYMA CHRISTI

Il più celebre bianco della Campania, il Lacryma Christi, nasce dalle uve Falanghina e Coda di Volpe, verace espressione dei terroir Campano. La Falanghina, dal greco phalangos (ovvero i pali piantati nel terreno per sollevare i tralci) è una varietà rimasta a lungo nell’oblio. Si pensa sia coltivata addirittura dai tempi dei Romani, ma è solo negli ultimi vent’anni che – anche grazie a Feudi di San Gregorio – è entrata a far parte dell’olimpo dei vini campani. La Coda di Volpe, localmente chiamata Caprettone, ha certamente origini ancora più antiche, forse frutto delle barbatelle portate dai Greci di Eubea durante la prima colonizzazione delle coste napoletane. Il nome, caudas vulpium, compare nella Naturalis Historia di Plino e deve la sua fortuna proprio alla somiglianza del grappolo alla coda volpina: una curvatura della parte apicale che ne ha sempre contraddistinto l’identità. La Coda di Volpe è impiegata come vitigno complementare al Fiano di Avellino, eventualmente, al Greco di Tufo. Ma è in assemblaggio con la Falanghina che dà origine alla denominazione Lacryma Christi, vinificata da Feudi di San Gregorio in un’etichetta iconica: colore giallo paglierino e profumi freschi di frutti bianchi, con le caratteristiche note di scorze di agrumi. Un vino dall’eccezionale persistenza aromatica che fa della morbidezza e delle note minerali (anch’esse figlie di terreni vulcanici) il suo punto di forza.

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