20 Aprile 2022
La testimonianza della famiglia Ceretto, dalla sostenibilità in vigna al suo riflesso nei nove cru della Famiglia.
«Il nostro intento è esprimere al massimo il terroir, cioè il dialogo tra tutti i fattori che contribuiscono a plasmare il suo carattere - dal suolo al clima, dalla disposizione delle vigne all’uomo che le coltiva»: è il rispetto dell’ecosistema che guida le scelte intraprese dalla famiglia Ceretto.
Un metodo che si riflette nella cura del terroir e delle sue differenti personalità. Un percorso teso alla biodiversità in vigna e alla ricerca di un equilibrio ispirato a quello naturale ha portato l’azienda di Alba a eliminare l’utilizzo di antiparassitari e concimi, sostituendo a queste pratiche quella del sovescio: semina tra i filari di essenze che fungono da concime naturale. È così che, nel 2015 è arrivata la Certificazione Biologica. Un’attenzione al ciclo naturale che si riflette nel carattere dei 9 cru della Cantina. 6 sono i Barolo e 3 i Barbaresco, ciascuno dalla personalità fortemente identitaria.
I CRU DEL BAROLO
Dagli anni ’70 i Ceretto hanno confidenza con la terra dalla quale nasce il cru Prapò, che nel bicchiere ha il sapore balsamico di Serralunga. Tra la Morra e Barolo, dominata dalla cappella decorata da Sol Lewitt e David Tremlett, troviamo la vigna delle Brunate, i cui frutti vengono vinificati da oltre 40 anni. Nelle zone di Monforte d’Alba si estende la Bussia, cru interessante per le sue molteplici sfumature.
C’è poi un cru che si lega imprescindibilmente alla storia dei Barolo: Cannubi. La famiglia Ceretto possiede il Bricco che si erge sulla parte più alta della collina, Cannubi San Lorenzo.
La sintesi qualitativa di tutti i grandi Barolo è rappresenta da Bricco Rocche, monopolio della Famiglia dagli anni ’70. Per dare voce alle differenze, l’ultimo arrivato è Rocche di Castiglione, inizialmente unito al Barolo DOCG, ma indipendente dalla vendemmia 2018. Da questo nasce un vino raffinato e classico, disegnato intorno all’idea di bilanciata austerità.
E QUELLI DEL BARBARESCO
Tra Barbaresco, Treiso e Neive si estendono le vigne dei tre cru di Barbaresco della famiglia Ceretto. Esponente del primo comune è la vigna di Asili, dal valore simbolico perché primo tassello di un panorama di terreni acquistati dai Ceretto negli anni ’70. Ne deriva un vino che interpreta i canoni della menzione. Nella parte alta di Treiso troviamo il Bernadot, vinificato da oltre 20 anni; ne derivano vini ammiccanti e di entusiasmante bevibilità. Anche fra i cru di Barbaresco recente acquisizione è quella di Gallina. Una vigna fortemente espressiva, dalla quale si ottiene un vino ricco e saporito.
È quindi la parola identità che lega il terroir a ogni cru; in ciascuno identifichiamo un racconto territoriale circoscritto, che viene perseguito con le pratiche adottate in vigna. Anni di costruzione di un variegato panorama vitivinicolo dal quale trarre specificità e cura per il terreno in ottica di offrire al vino le migliori condizioni per esprimersi. Due concetti che legano la sostenibilità all’esito che si ottiene nella bottiglia.
Un’unica consapevolezza: «Il vino si fa in vigna».