11 Agosto 2022
La cantina dell'Agro Pontino ha una lunga frequentazione con i vitigni autoctoni del Lazio. Anthium è l'icona di una valorizzazione indigena che riscopre il legame tra il territorio e l'antico vitigno Bellone, già conosciuto in epoca romana
In oltre 30 anni di ricerca e sperimentazione finalizzata
all'introduzione di vitigni che interagiscono con il suolo e il clima locali, Casale
del Giglio si è concentrata sul reintrodurre e valorizzare dei grandi
vitigni autoctoni del Lazio, a volte ritenuti estinti, attraverso
l'utilizzo di tecnologie agricole e viticole mirate.
È sul solco di questa riscoperta che nasce il progetto
dedicato al Bellone, antico vitigno già conosciuto in epoca romana e
chiamato da Plinio il Vecchio "uva pantastica" o "pane
d'uva".
Non è chiaro se il nome di questa varietà derivi dalla
consistenza della buccia dell'uva o dal fatto che i braccianti locali
mangiassero l'uva con il pane. Sta di fatto che il Bellone fu classificato nel Bollettino
Ampelografico del 1881 come parte della famiglia “Belli”, ed è proprio
questa inclusione che preannuncia un rilancio della sua coltivazione per la
produzione di vini monovarietali e di blend.
Il Bellone è coltivato quasi esclusivamente nel Lazio,
dalle colline romane ai monti Lepini e lungo il litorale di Anzio e Nettuno. La
leggenda narra che i vecchi vignaioli prediligessero il Bellone coltivato in
riva al mare, ritenuto uno dei migliori in assoluto.
Il Bellone si trova, però, anche in altre regioni, ma
resta comunque una varietà davvero rara. È conosciuto con molti altri nomi tra
cui Cacchione, Uva Pane, Zinna Vacca, Pacioccone
e Arciprete solo per citarne alcuni. La vite produce grappoli compatti,
medio-grandi, allungati, a forma conica che possono essere “alati”. I singoli
acini sono anche abbastanza grandi e sferici; la buccia è gialla, striata di
marrone e generosamente spolverata di fiori. La vite è vigorosa, e le rese
generose anche se irregolari. Viene coltivato a filare sui suoli preferiti,
freschi, ben drenati, sabbiosi di medio impasto, come quelli intorno al comune
di Anzio. Grazie alla sua buccia spessa la vite resiste alle comuni malattie
della vite. Le uve raggiungono la piena maturazione solo all'inizio di ottobre.
Negli ultimi anni, il Bellone ha conquistato un posto
d’onore tra i vitigni autoctoni del Lazio ed è sempre più vinificato in
purezza, come vino monovarietale, grazie alla sua tipica mineralità e
alla notevole struttura tannica.
ANTHIUM, IL BELLONE DI CASALE DEL GIGLIO
Dal 2014 Casale del Giglio imbottiglia il vitigno Bellone in
purezza con l'etichetta Anthium. Un etichetta prodotta da uve coltivate a
piede franco da un vigneto impiantato nel 1950 su terreno sabbioso-limoso nei
pressi di Anzio.
Verso la fine di settembre le uve vengono raccolte - circa 60 quintali per ettaro - quindi
sottoposte a criomacerazione a 8°C e fermentazione spontanea sulle bucce. Due
giorni dopo le uve vengono pressate in modo soffice, vengono aggiunti lieviti
indigeni e la fermentazione prosegue in vasche di acciaio da 50 hl a 20°C. Il
vino matura poi sui lieviti per 6 mesi in acciaio a 13°C prima dell'imbottigliamento.
Riposa in bottiglia per altri 2 mesi prima dell'immissione sul mercato.
Anthium è un vino che ribadisce il suo legame con il
territorio laziale in modo unico e identitario. Una straordinaria espressione che parla di sole estivo: ricca, matura, un’esplosione di sentori tropicali come mango e papaia, accuratamente equilibrati da una spiccata acidità che lo rende adatto al lungo invecchiamento in bottiglia. Lussureggiante, ampio e persistente, offre un lungo e sorprendente finale con sentori di fiori e spezie.
Il Bellone si accompagna perfettamente ad uno dei classici della cucina romana, la Vignarola, un connubio di fave, carciofi, piselli, lattuga e cipollotto. Ma anche con la pasta alla Gricia (una possibile antenata dell'Amatriciana), in quanto, grazie alla sua spiccata acidità e alla sua mineralità,
sopporta bene gli abbinamenti con pietanze più grasse. Da non perdere, infine, l'abbinamento con il pecorino romano di breve stagionatura. Ottimo con salumi magri o pesce di lago, soprattutto nel classico fritto laziale.