La storia, la filosofia, il lavoro: Ceretto, un racconto di Piemonte

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La storia, la filosofia, il lavoro: Ceretto, un racconto di Piemonte

15 Marzo 2024

Quella di Ceretto è un’anima multiforme: un carattere dai molti volti – il vino, in primis, poi il cibo (il tristellato Piazza Duomo con lo chef Enrico Crippa e la Piola, a cui si aggiunge il rilancio del torrone e la coltivazione della nocciola con l’azienda Relanghe), l’accoglienza, ma anche l’architettura e l’arte.


3 generazioni attive a lavorare per promuovere un territorio straordinario e i suoi gioielli enogastronomici in ogni angolo del mondo; grandi capacità nella vinificazione, attenzione alla qualità come prima regola, e altrettanto grande capacità nel comunicare non solo un prodotto quanto la filosofia che li anima.

La storia di Ceretto è una storia di passioni, iniziata quasi 90 anni fa con Riccardo Ceretto, che, dalla piccola frazione di Valdivilla, si sposta nel 1937 su Alba. Il vino lo attrae, ma sono decenni complicati, in cui le Langhe paiono una terra di confine, e la qualità un concetto ancora lontano.

L’enologia piemontese è una tabula rasa dove tutto deve essere scritto. Sono i figli di Riccardo, Bruno e Marcello, che negli anni 60 hanno una vera e propria folgorazione e, osservando il fenomeno enologico dei vicini francesi, intuiscono le potenzialità delle uve locali. Iniziano così ad acquistare parcelle nelle aree di produzione più vocate e storicamente migliori e a concentrarsi sul concetto del cru, tra i primi in Langa. Piano piano arrivano i primi successi e il Barolo e il Barbaresco escono dall’anonimato e iniziano a conquistare il mercato dando ragione ai due fratelli. 

Si sceglie di vinificare solo da uve prodotte da vigneti in proprietà, ormai oltre 180 acquistati negli anni, e di questi 25 nei migliori cru di Barolo e Barbaresco; vengono create 4 cantine specifiche per le principali produzioni, per facilitarne la vinificazione nel rispetto del luogo d’origine (i Barolo a Bricco Rocche, i Barbaresco a Bricco Asili, il moscato a I Vignaioli di Santo Stefano e la casa madre ad Alba presso la secolare Tenuta Monsordo Bernardina).

Acquisita la qualità si sceglie di vestirla della creatività italiana, coinvolgendo già dagli inizi degli anni ’80 grandi designer per rendere uniche le etichette di casa; ora, queste bottiglie sono delle vere icone del Made in Italy.

Gli anni ‘80 sono anche segnati dalla sfida più audace – il Blangè. È il 1985 quando viene proposto per la prima volta questo vino bianco, un Arneis, in una terra di rossi. Il Blangè si afferma da subito e il suo esempio travolgente trascina l’intero territorio del Roero. 

Si inizia da qui a guardare alla cultura, abbinando scrittori e giornalisti ad ogni nuova annata. Nel 1999 – per caso, come tante delle più belle cose succedono – nasce la passione e l’interesse per l’arte contemporanea, con David Tremlett e Sol LeWitt coinvolti alla cappella delle Brunate, che ora tutti chiamano del Barolo.


Negli anni, seguendo questo filone si sono sviluppati anche progetti che ora si concretizzano in mostre di grande valore, che portano artisti internazionali a esibirsi in una cittadina fuori dalle rotte tradizionali come Alba: artisti importanti nel panorama dell'arte contemporanea (Anselm Kiefer, Francesco Clemente, Kiki Smith, Marina Abramovic...), coi quali la famiglia riesce a instaurare un sincero rapporto di amicizia che li rende i migliori ambasciatori del nostro territorio.

L’amore incondizionato per la terra d’origine e il desiderio di farla conoscere: uno dei fili conduttori del racconto di Ceretto, un’eredità che merita di esser trasmessa.

Sono stati anni intensi quelli iniziati col nuovo millennio, la terza generazione (Alessandro, Federico, Lisa e Roberta) entrata in azienda nel 1999. Si sviluppano sempre più progetti legati al territorio e alla sua valorizzazione, la salvaguardia di tradizioni e cultura locali. Da produttori di grandi vini piemontesi in breve tempo si aprono nuovi orizzonti: la filiera totale per la Nocciola Piemonte I.G.P. e i prodotti Relanghe; poi la ristorazione con la Piola e Piazza Duomo, due realtà di successo che grazie alle tre stelle di Enrico Crippa portano lustro a tutto il territorio, e ancora l'importazione di vini stranieri con Terroirs che permette di ampliare i contatti e il confronto con cantine straniere. 

Ormai, è impossibile pensare a Ceretto esclusivamente come produttore di vino: Ceretto è anche grande ristorazione, eccellenza nella produzione della nocciola, mecenate e promotore culturale sul territorio.

Un fluire brillante e costante di energia, di consapevolezza, di capacità a trascinare il cliente o l’appassionato in quello che è prima di tutto un’attitudine familiare a considerare il lavoro come responsabilità, impegno, ma anche come espressione di una gioia di vivere che deve coinvolgere tutti i sensi sino a diventare un’esperienza totale, appunto, di vita.

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